Gaza Affamata: Una Crisi Umanitaria Senza Precedenti Sotto l’Assedio Militare Israeliano

La situazione a Gaza ha raggiunto livelli allarmanti, con le Nazioni Unite che la definiscono il “luogo più affamato del pianeta”. L’intera popolazione palestinese di 2,3 milioni di persone è minacciata dalla carestia mentre Israele blocca quasi completamente gli aiuti umanitari e intensifica i bombardamenti sull'enclave assediata.
Secondo Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), il 100% degli abitanti di Gaza è ormai sull’orlo della fame catastrofica. I pochi camion che riescono ad entrare rappresentano solo una goccia in un mare di bisogni urgenti.
L’operazione umanitaria, fortemente ostacolata, è una delle più difficili nella storia recente. La gestione degli aiuti è stata affidata a una nuova ONG sostenuta da Israele e Stati Uniti, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), il cui operato ha suscitato numerose polemiche per la sua vicinanza all’apparato militare israeliano.
Le notizie dagli ospedali riportano che 20 persone sono state colpite da proiettili israeliani mentre cercavano cibo nei pressi di un punto di distribuzione gestito dalla GHF, vicino al Corridoio Netzarim. La sicurezza in questi siti è altamente militarizzata, con carri armati israeliani a pochi metri di distanza.
I civili palestinesi sono costretti a mettersi in fila in gabbie metalliche, spesso sotto la minaccia delle armi. Alcuni hanno perso i propri familiari, scomparsi mentre cercavano disperatamente un sacchetto di viveri. I racconti sono agghiaccianti e mostrano un popolo sotto assedio totale.
Al Jazeera ha denunciato casi di sparizioni forzate, con famiglie che non hanno più notizie dei propri cari da giorni. La fame e la paura regnano sovrane, e la possibilità di ottenere aiuti comporta rischi enormi per la vita delle persone coinvolte.
Le critiche si levano da ogni parte del mondo umanitario. Medici Senza Frontiere ha dichiarato che il sistema attuale distribuisce cibo solo dove Israele vuole concentrare i civili, lasciando le persone più vulnerabili senza alcuna possibilità di accesso agli aiuti.
Secondo gli standard internazionali, una carestia viene dichiarata quando almeno il 20% della popolazione è gravemente denutrita, con tassi di mortalità e malnutrizione infantile altissimi. OCHA ha confermato che Gaza ha già raggiunto questi criteri.
Michael Fakhri, relatore ONU sul diritto al cibo, ha detto che Israele sta usando gli aiuti come leva militare per spostare i civili da una zona all’altra, violando le norme del diritto internazionale. Gli aiuti diventano così strumenti di pressione e controllo.
Il blocco totale imposto da Israele dal 2 marzo ha aggravato una situazione già tragica. Nonostante le promesse di aprire corridoi umanitari, la quantità di cibo e medicinali che entra a Gaza è del tutto insufficiente. Le scorte critiche non arrivano ai più bisognosi.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato un forte avvertimento, dichiarando che la Francia potrebbe imporre sanzioni a Israele se non si trova una soluzione immediata alla crisi. Parigi non resterà passiva di fronte alla catastrofe in corso, ha detto da Singapore.
Intanto, i bombardamenti non si fermano. Solo nella giornata di venerdì, almeno 30 persone sono morte a Deir el-Balah, Jabalia e Khan Younis. Israele ha emesso nuovi ordini di evacuazione, costringendo altre 200.000 persone ad abbandonare le proprie case nel nord.
Hamas ha fatto sapere che sta valutando una nuova proposta di cessate il fuoco presentata dagli Stati Uniti e già approvata da Israele. Tuttavia, il gruppo ha dichiarato che la bozza attuale non garantisce né la fine delle ostilità né il libero passaggio degli aiuti.
Il portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha confermato che Israele ha firmato il piano. Il consigliere mediorientale dell’amministrazione Trump, Steve Witkoff, lo ha presentato a Hamas. Trump ha detto che spera di annunciare presto una svolta.
Tuttavia, il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato che la proposta manca di elementi chiave: il ritiro israeliano dalla Striscia e la piena apertura dei corridoi umanitari. Senza questi impegni, il piano rischia di essere solo un prolungamento della sofferenza.
Gaza è sull’orlo di un collasso umanitario senza precedenti. La comunità internazionale è chiamata ad agire subito, con decisione e umanità, per evitare che questa tragedia continui a consumarsi sotto gli occhi del mondo.
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